Viaggio all’Isola del Pepe Verde

Quella domenica l’uscita di “street photography” al Quartiere Isola di Milano si stava rivelando una valida fonte di depressione. Decidiamo di migrare verso Piazza Gae Aulenti, passando per via Guglielmo Pepe e ci imbattiamo in questo:

Foto Gianni Ragno, è un blog a due (o quattro) mani. Le foto senza credits sono mie.

Leggiamo sul cancello che si tratta di un giardino condiviso, ossia un giardino riconosciuto dal Comune, aperto al pubblico e gestito in forma volontaria dalle persone che vogliono averne cura, riunite in associazione. A Milano, scoprirò poi, ce ne sono sei o sette, molto diversi fra loro per aspetto e vocazione.
Di solito non mi interessa fotografare i giardini come tali però, sbirciando dall’ingresso quest’isola del Pepe Verde mi appare come qualcosa di diverso, l’assenza di grossi fiori vivaci (=pacchiani) e il disordine creativo che intravedo lo mettono in sintonia col mio sentire. Così decidiamo di entrare.

Davanti a noi un viottolo si snoda tra isole formate da vasi e box di legno che ospitano piante a fiore ed a fusto. A modo suo è suggestivo!

In pratica gran parte del giardino è fatto da piante portate in dono e qui curate.

Foto di Gianni Ragno

Al nostro arrivo il giardino è vuoto di persone ma siamo accolti da uno dei figli della nobile dea Bastet, color del fumo; austero nel suo silenzio e severo nell’aspetto, (Nota del 13/02/2022: abbiamo saputo dai frequentatori/gestori che è una “figlia” e si chiama Pepina!) ci piace pensare che del giardino sia custode e guida.

L’unica cosa che non amo di Pepina è il nome, ma si sa, I Gatti non si curano dei nomi che gli danno gli uomini perchè hanno i loro, che non sapremo mai (lo dice Elliott). Attempata signora, sempre elegante, ultima di una colonia scomparsa da tempo, ha eletto da anni il giardino a suo regno e dimora. Quando arrivi ti viene incontro e ti valuta, ti giudica. Se ti trova interessante (e se hai crocchette) può decidere di stare un po’ con te, farsi accarezzare e concedere qualche posa per poi tornare ad occuparsi del suo regno e svanire così come è comparsa.

La maggior parte delle mie foto di Gatti è in bianco e nero ma Pepina è grigia con occhi intensi, e il contesto è molto vario per cui preferisco ritrarla a colori.

Prosegue l’esplorazione. Ci sono panchine classiche , ma anche casette e giochi per bambini,

Foto di Gianni Ragno
La cosa nell’angolo non so bene cosa sia, ma “ci sta”.
Ci sono spazi gioco e per varie attività.

Ecco un paio di spazi/laboratori,

Di fronte a giardini ben curati, quelli belli ordinati, con aiuole ad erba rasata e bei, grossi mazzi o siepi di fiori multicolori, magari fiori grandi, radunati secondo schemi classici.. io provo un vago senso di disagio, di costrizione, di ordine imposto in nome di un’estetica forzosa. Più il giardino sembra casuale, “libero” al limite dell’incolto, più mi sento a mio agio. L’isola del Pepe Verde mi attrae anche per questo. Se aggiungiamo il divieto di fumo e di tormento “sonoro”, sono ancora più a mio agio.

L’incontro. Questa foto di una statuetta un po’ consunta del Buddha per me non è  una foto banale per due motivi, uno personale emotivo, che non è detto sia condivisibile, e uno più strettamente fotografico su cui penso si potrebbe tranquillamente discutere. Personale è stato l’incontro, inaspettato, passeggiando  in un angolo del giardino,  mi ha mosso al sorriso e infuso serenità; adesso quando vengo in questo giardino torno a rivederla. La bellezza non è nella statua ma nel contesto, che anche fotograficamente non mi sembra  insignificante.

Fotograficamente, la statuetta emerge dall’edera che la circonda,come una cornice, sullo sfondo brutte reti metalliche e legni ricordano che c’è il mondo di fuori che continua ad agitarsi. Inquadrandola come ho fatto, ho così cercato di non fare fare un’illustrazione qualsiasi di statua del Buddha (che probabilmente vendono a milioni nei negozi di giardinaggio, arredamento d’esterni ecc.) ma mostrare che da dovunque arrivi, qui questa statua ha trovato il posto giusto, a modo suo è in armonia (molto più che un nanetto 🙁 ) con ciò che la circonda e ha anche un significato*, e rafforza la sensazione di benefica tranquillità che tutto il giardino mi ispira.

Arriva una famigliola, mamma papà e bimbo nel passeggino, si fanno un giretto all’ombra ed al fresco. La nostra guida ci accompagna all’uscita.

Una grattatina sulla zucca grigia, che è un arrivederci, e ce ne andiamo.

Se volete sapere di più su questo giardino a modo suo molto suggestivo, esiste un sito web:

http://isolapepeverde.org/

Da cui ho ricopiato queste note:

“Isola Pepe Verde è un giardino condiviso che si trova all’Isola, storico quartiere popolare oggi in via di trasformazione. Rappresenta un esempio di organizzazione milanese dal basso nato dagli stessi cittadini.
Nel giugno del 2010 desiderosi di verde e di umanità in un quartiere assediato dal cemento, identifichiamo un’area recintata in parte ricoperta da manto erboso e in parte ricoperta da asfalto per trasformarla in un giardino condiviso. Si trattava di un’area edificabile demaniale, ma inutilizzata e abbandonata.
In breve tempo creiamo l’Associazione Pepe Verde allo scopo di trattare con l’amministrazione comunale e otteniamo un riconoscimento ufficiale grazie alla firma di un’apposita convenzione comunale nella primavera del 2013.
Oggi Isola Pepe Verde è un giardino condiviso aperto a tutti, autosufficiente per acqua e energia, con alberi, panchine, frutti e ortaggi coltivati nei cassoni, un laboratorio artistico, uno spazio per i bambini.